Swans – Miracle Of Love, Francesco Centamore

Now my blood is feeling clean.
And I feel the power burning like a spear inside of me.
I feel good. I feel right.
I feel a sacrifice

Nel tempo in cui Rockerilla era l’unica rivista ad approdare nel paesello della provincia siracusana fondata dai Calcidesi intorno al 729 a.c, e più vicina a Catania che al noioso capoluogo aretuseo, le nuvole erano sedicenni di borotalco: troppo distanti per venire a distendersi su di me, che, forse, confessandomi nei pressi del viatico, all’Amore nemmeno pensavo. Lessi la recensione di White light su quella rivista e non sapevo nulla degli Swans, se non che quella copertina e quel titolo da Bardo Thodol, puntavano dritto al cuore, probabilmente lo stesso cuore sul quale poggia quel coniglio che nel capitolo successivo (love of life) incontra l’Altro ( troppo simile) e s’infiamma. Si infiammano. Ho il cuore di un coniglio, papà? Comprai il disco dopo qualche mese.
Is a miracle from above, tatuato sul petto.
Antri, larghi corridoi, giardini di rose e spine, principesse infinite, ascesi, catabasi, luna park e voci di zucchero filato, oltretomba iridiscente, l’odore del mese di maggio orchestrato dalle rondini in volo verso tetti antichi, il sapore del vuoto finale. Suona quasi rassicurante Miracle of love e nel finale pare esplodere di felicità, come una tempesta che cerca il suo proprio naufrago.
Certe tempeste le cerchi per tutta la vita e Miracle of love è la mia costante tempesta.

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